Juhan Liiv ha
per la cultura estone l'importanza di Federico García Lorca
per la moderna cultura di lingua castigliana o di T. S.
Eliot per la cultura in inglese.
Le sue liriche intime, esistenziali e patriottiche hanno
avuto un forte impatto sull'intera società estone. Ma la poesia di Juhan Liiv è scritta nella lingua di una
delle più piccole nazioni d'Europa e perciò resta di fatto
sconosciuta fuori dell'Estonia.
Infatti, benché già dagli anni Trenta del Novecento fosse
riconosciuto in Estonia come il massimo rappresentante del
genio poetico autoctono e appartenga al rango più alto dei
poeti-filosofi europei e mondiali, Liiv è rimasto a lungo
sconosciuto fuori dalle frontiere della sua terra.
Autodidatta e privo di una sistematica formazione filosofica
o estetica, si ribellò contro ogni modello o corrente
esistente in poesia e dette vita a una specie di
esistenzialismo e olismo intuitivi fra di loro intensamente
intrecciati.
Juhan Liiv (1864-1913) è stato un poeta eccezionale sia nel
contesto estone che in quello europeo e mondiale. Era di
umili e povere origini contadine, e non oltrepassò mai la
soglia di un'università. Per brevi periodi di tempo lavorò
come giornalista a Tallinn, Viljandi e Tartu, ma sempre
controvoglia. Presa la decisione di dedicarsi soltanto alla
creazione letteraria, nel 1892 divenne il primo scrittore professionista. Questo felice periodo si concluse improvvisamente. Subito
dopo, nel 1893, gli venne diagnosticata infermità mentale e
da allora soffrì di attacchi nervosi e di manie di
persecuzione fino alla morte. Secondo la testimonianza di
vari suoi contemporanei, Liiv si immaginava di essere il
figlio dello zar Alessandro II e della poetessa estone Lydia
Koidula o anche l'erede al trono di Polonia...